Fermiamo
lo scempio dei manifesti abusivi: Legambiente inoltra una
segnalazione al Commissario prefettizio
È
tempo di campagna elettorale, tempo di promesse e di comizi. Ciascun
candidato alle prossime elezioni politiche si affanna per convincere
l’opinione pubblica della bontà del programma di partito. Impresa
non da poco, certo, in un periodo in cui l’antipolitica regna
sovrana. E allora ecco che il candidato – onde combattere
l’antipartitismo dilagante – decide di “metterci la faccia”,
la propria faccia, preoccupandosi di tappezzare l’intera città di
manifesti elettorali: faccia seria (per quanto possibile) in primo
piano e annesso simbolo di partito. Ecco la formula vincente. Perché
l’immagine, la visibilità, l’apparenza, in campagna elettorale
conta eccome. Ma il candidato “modello”, non pago di vedere il
suo bel manifesto campeggiare negli appositi spazi che il Comune ha
allestito con l’obiettivo di disciplinare la propaganda politica,
decide di andare oltre. I soldi non mancano e allora tanto vale
investirli nella stampa di manifesti e striscioni abusivi. Bastano
poche ore ed ecco che la furia degli attacchini si scatena: dalla
sera alla mattina in città spuntano ovunque - come funghi -
centinaia e centinaia di manifesti illegali, che non soltanto violano
le normative previste in materia, ma ancor prima imbarbariscono il
clima della campagna elettorale (finendo per coprirsi l’un l’altro)
e soprattutto deturpano in maniera evidente la città: l’attacchino
di turno non si accontenta ovviamente di affiggere il proprio
manifesto, ma – al fine di raggiungere lo scopo per cui è pagato –
fa piazza pulita dei manifesti ivi fino a quel momento collocati,
gettandone quel che resta rigorosamente a terra. Considerando che
tale prassi è reiterata quasi quotidianamente in periodo di campagna
elettorale, è facile immaginare la misura della portata
antiecologica del fenomeno dei manifesti abusivi, vero e proprio
emblema del “senso civico” di molti candidati alle prossime
elezioni. Ma ai candidati, fedeli al motto “il fine giustifica i
mezzi”, evidentemente poco importa. Per il Parlamento questo ed
altro!
Al
di là dell’aspetto legale (o meglio illegale) della vicenda (che -
val bene sottolineare – coinvolge indistintamente tutti i partiti)
ciò che colpisce è l’assoluta discordanza tra le finalità di
salvaguardia dell’ambiente - troppo spesso conclamate nei programmi
e nei comizi elettorali - e la prassi di un fenomeno (quello
dell’affissione di manifesti abusivi) che di ecologico ha davvero
ben poco. Per queste ragioni il locale Circolo legambientino
“Woodwardia” ha deciso negli ultimi giorni di denunciare tale
malcostume al Commissario prefettizio. Perché valori come quello
della legalità, così come della tutela del patrimonio ambientale,
del decoro urbano, non possono ridursi a mere bandiere da sventolare
a scopi elettorali. I programmi politici proposti dai candidati,
postulano una coerenza nell’agire quotidiano di ciascuno di essi.
Non basta quindi “metterci la faccia” moltiplicandola magari per
centinaia e centinaia di manifesti elettorali illegali (che non fanno
altro che incrementare il lerciume urbano) se poi dietro quella
medesima faccia, quel simbolo di partito, quel singolo manifesto, non
c’è anche una coerenza di fondo. Per la serie “facta,
non verba!”
Armando
Bosso
Vicepresidente
Circolo Legambiente Woodwardia